giovedì 27 marzo 2014

La vita è meravigliosa

Intitolo questo post come uno dei tanti film che non ho visto ma di cui, non so perché, mi ricordo il titolo.
Ho quasi finito di inscatolare tutta la mia roba. Nove scatoloni, una valigia, un borsone, una borsa piccola. Poi ci saranno la libreria e il letto. I peluches giganti di Pluto e Luigi (super Mario) e il nostro piumone.
Domani si parte.
Il furgone mi verrà prestato dal fratello di una mia amica, verrà guidato dal mio PV dopo aver smontato tutto insieme al mio uomo. In questi giorni ho fatto i conti con l'idea di essere una persona fortunata. Ho vicino delle persone che ci sono, che si adoperano per aiutarmi come non avrei mai immaginato. Dalla mia sore che si informa per i furgoni, al cognato della mia ex coinquilina che metteva a disposizione la sua macchina nuova di pacca per il trasloco, alla mia ex coinquilina stessa che ha solo il weekend libero ma l'avrebbe usato per guidare qualora ce ne fosse stato bisogno. Non per falsa modestia, ma non ho idea se davvero merito tutto questo bene, però vorrei contraccambiare, più di ogni altra cosa.
Mi capita spesso, soprattutto dal giorno della laurea, quando ho riaquistato le mie facoltà mentali, di guardare il mio uomo e chiedermi quante altre persone farebbero ciò che fa lui per me. Quanti ragazzi di ventisei anni sarebbero in grado di dare cosi tanto sostegno, di essere una presenza tanto importante quanto reale come punto di riferimento, come sa essere lui. Non ne conosco.
Lui sa di cos'ho bisogno, sempre. Non si lamenta, non mostra delusione quando io non riesco ad avere la stessa empatia anche se lo vorrei con tutta me stessa. Lui c'è e sa che se vorrei che dormisse con me non è solo un capriccio ma è il bisogno di sentirlo accanto. Di svegliarmi e sentirgli dire "buongiorno" e io vorrei solo rispondere "certo che è un buongiorno, qui ci sei tu."
Di solito non ne parlo granché, di lui, di noi. Per me ciò che abbiamo è qualcosa di cosi privato e intimo che non mi va di condividerlo. Forse ne sono gelosa, forse ho paura che succeda come nelle favole, che se lo racconto a qualcuno la magia svanisce perché avrei dovuto mantenere il segreto.
Però detto ad alta voce succede che uno se ne rende conto meglio, non so bene perché, è nella natura stupida dell'uomo, o solo nella mia.

Ho letto un libro d'amore. Cominciato e finito in due giorni, 256 pagine così intense da farmi versare qualche lacrima. Non so se e quando sia successo prima d'ora con un libro, sarà che di norma non leggo romanzi drammatici, però è capitato. La protagonista non era una la protagonista in cui mi sarei potuta immedesimare, ma l'amore che le viene donato è simile a quello che ho la fortuna di avere io. Una persona accanto che ha la pazienza di aspettare e crede cosi tanto nel Noi da lottare anche quando sembra non ci sia più nulla per cui lottare.
"Nessuno sa di noi" è anche una storia d'amore. Ma non solo.
E' una storia che se me l'avessero raccontata avrei detto "è impossibile che in Italia l'abbiano pubblicata per davvero". Erano anni che non mi sentivo così soddisfatta di una lettura, cosi contenta di aver letto un libro che mi ha dato qualcosa che nient'altro era riuscito a darmi prima.
Il romanzo parla di "aborto terapeutico". Non sapevo nemmeno esistesse, ad esser sincera.
Per com'è scritto, in modo caldo, sofferto e sincero, l'argomento non scivola nei facili qualunquismi. Si parla di un tabù e lo si fa nel modo più cattivo possibile. La protagonista, Luce, non cerca attenuanti, non si nasconde dietro una frase scontata quale "non avevo scelta", la scelta c'era ma il risultato sarebbe potuto essere lo stesso con l'aggravante di due mesi in più d'attesa a logorarla ancora.
Il suo bambino, Lorenzo, è un bambino mai nato che sarebbe potuto venire al mondo per spegnersi subito dopo a causa di una malattia scheletrica che gli comprimeva cuore e polmoni. Lei continua a chiamarlo Lorenzo fino all'ultimo capitolo del libro. Parla del suo percorso emotivo, del senso di colpa, del rapporto mai costruito per davvero con una madre schiava del proprio egoismo. Luce è un personaggio egoista, che non si discolpa. Ammette i suoi errori col proprio partner. Ammette di aver cercato così tanto la gravidanza da perdere di vista l'amore che le veniva regalato. Luce scrive per un giornale, in una rubrica di consigli al femminile. Però quando si ritrova nel proprio vortice emotivo, a metà tra senso di colpa e odio verso sé stessa, si appoggia ad altri scrittori. A quelli di un forum che tratta solo di aborti terapeutici. Il libro quindi fa conoscere anche questo mondo dietro lo schermo, dove le persone possono rifugiarsi per trovare conforto, consigli, o anche solo la magra consolazione di un destino condiviso.
"Nessuno sa di noi" è un libro che va letto senza pregiudizi, per conoscere una realtà che va oltre la nostra immaginazione. E' un romanzo scritto bene come non mi capitava di leggere da molto tempo. Non si perde in descrizioni superflue, la terminologia è bilanciata nel suo essere in parte ricercata ed in parte schietta e lineare. Simona Sparaco non evita di raccontare particolari crudi della vicenda senza però cadere nel grottesco, e dall'inizio alla fine mi ha fatto pensare che se mai dovessi scrivere un libro, è così che lo vorrei scrivere. Comunque da qui il titolo "La vita è meravigliosa". Quando si parla di aborto si parla sempre di vita o non vita. E' difficile prendere una posizione. Se qualcuno si considera sfavorevole viene etichettato come bigotto, in caso contrario sarà semplicemente un assassino. Io credo che ogni situazione abbia la propria storia alle spalle che porta a differenti scelte. "Nessuno sa di noi" non impone una posizione favorevole all'aborto, anzi. Non è scritto in un modo freddo e distaccato, lucido. Sembra scritto ancora con le lacrime agli occhi di una madre che madre non è. Parla di vita, di come le vite si allacciano tra di loro e sanno influenzarsi, portandosi l'un l'altra sull'orlo del baratro o alla salvezza.
Ora che ci penso probabilmente un libro cosi non l'ho letto da "Veronika decide di morire", e chi mi conosce sa che il paragone è molto forte per quanto amo quel romanzo.

Dopo questa mia piccola recensione, piena dell'entusiasmo di un libro appena chiuso e riposto, posso annunciare di aver finalmente messo mano alla Eli's List e anche alla seconda parte, con non poco orgoglio.
In realtà il viaggio a Roma lo farò domenica per tornare definitivamente a Trieste il 5 aprile.
Prima passerò nuovamente per Modena, in occasione del PLAY il festival del gioco, che uno o due anni fa ha fatto divertire parecchio me e Andrea.
Avrei voluto mettere in coda a questo post un paio di disegni siccome sto lavorando su un progetto (finalmente), ma credo lo farò solo quando avrò finito almeno un paio di tavole. Nel frattempo mi godo qualche post da semplice blogger che si ricorda di aggiornare in modo quasi decente queste pagine.

Tuttavia, come noterete nella mia lista, ho potuto cancellare la voce "correggere gli errori da Il biplano e la cometa", ed infatti l'ho fatto. Ma non solo! Subito dopo ho deciso di mandarlo in stampa. Per una questione economica mi ero adattata all'idea di averlo solo in formato digitale, ma poi, memore della bella stampa di cui sono capaci nella copisteria alla quale mi sono rivolta, e sapendo che altrimenti me ne sarei pentita, ho deciso di concedermi questo piccolo regalino ed essere una buona promotrice del mio stesso prodotto. Se non l'acquisto io, vuoi che lo acquistino degli estranei?

Sto diventando saggia, sarà l'età?

E intanto i post su questo blog sono diventati cento. <3

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