domenica 2 settembre 2012

Fine estate

Dopo molto tempo torno su queste pagine.
Sta terminando lentamente quest'estate. Volata forse più di molte che l'hanno preceduta, tirando le somme posso dire che è stata una buona estate. Nulla di particolare, nessun viaggio incredibile o evento da far sbalordire. E' stata un'estate divisa tra amici e parenti stretti, senza eccessi, solo un po' di quel meritato relax che il dopo-tesi non mi aveva ancora concesso.
Non rimpiango, come molti, la fine di questa stagione. A conti fatti non sono un'amante del caldo, e tutto sommato non amo nemmeno l'idea delle vacanze e dello stress che esse comportano. Mi piace vedere il telegiornale quando parla dell'esodo. Questo sì. Sarà una strana forma di cinismo o l'ennesima prova di quanto io sappia essere eremita inside, ma mi piacere vedere le code sull'autostrada sapendo di non essere lì in mezzo e che ciò significa inevitabilmente strade più libere nella mia città. Andate, andate.
Un secondo motivo per il quale non posso dire di dispiacermi della fine dell'estate è perché mi piace l'autunno. Le mezze stagioni in generale sono in chiaro esempio che sono una femmina e mi piacciono le vie di mezzo. Se chiedi ad una ragazza se le piace l'uomo tanto o poco spiritoso ti risponderà "una via di mezzo", per me è così per le mezze stagioni. Non troppo caldo, non troppo freddo. Dicono, tuttavia, che l'amore per l'autunno è tipico della gente nostalgica, ed io lo ammetto, ho questo orribile difetto. La nostalgia, quel sapore agrodolce che mi accompagna da sempre in ogni momento, è una delle cose che più mi contraddistingue. Mi rendo conto che quello che sta per iniziare sarà l'ultimo anno di Accademia. A differenza delle superiori, qui ero entrata piena di aspettative e speranze, e per alcune cose devo ammettere di essere rimasta molto delusa. Tuttavia credo mi mancherà. Le pizze per asporto mangiate in fretta in un corridoio a caso quando fa freddo e sotto i portici quando fa già abbastanza caldo. La fiera del cioccolato nei pressi della fontana del Nettuno, il mercatino di Natale e quello più piccolo che vende chincaglierie fatte a mano. Mi mancheranno le mie passeggiate tra via Indipendenza e via Ugo Bassi nei giorni in cui magari un po' di shopping ci sta. Mi mancheranno i giardini Margherita, sebbene io li abbia frequentati davvero poco. La biblioteca di Economia dove hanno la creanza di regalare refrigerio agli studenti accaldati in pieno inverno. Ma mi mancheranno anche le lezioni e quei pochi professori che anche senza volerlo mi hanno lasciato qualche insegnamento utile per il futuro.
La verità è che quella è una scuola di mezzi raccomandati. Ci entri con l'esame d'ammissione che non sei nessuno, ma poi ti fai amici i professori e hai pubblicazioni e contatti. Qualche moina e magari c'hai pure aiuti extra su cose che non capisci. Non amo questo genere di rapporti. Sono uscita da un liceo dove ogni giorno era una battaglia per me e pochi altri mentre altri avevano la vita facile copiando ai compiti utilizzando bigliettini di formato A4. Tanto i professori dai loro banchi non passavano. E ora è lo stesso e lascerò questa scuola conscia di aver imparato molto meno di quanto avrei voluto, ma di sicuro dopo aver compreso che non era il Carducci ad avere le preferenze, è un po' la storia di tutti. Eppure la nostalgia si farà sentire. Le battute durante le ore di lezione. Le dormite in aula LS. Mi mancheranno i caffè nelle pause e vedere che piove appena uscita dal cancello dell'uscita vicino l'aula Magnus. L'aula Magnus, poi. è più piena di ricordi quella che interi album di foto che forse possiedo oppure no. Poco male. Per ogni momento di nostalgia ce ne sono altri di euforia per il futuro. Chissà cos'accadrà. Nel frattempo c'è ancora tutto un anno, e ancora prima la sessione di settembre.
Sarebbe proprio il caso che studiassi.