domenica 2 marzo 2014

Il giorno prima

Ho intitolato questo post come una canzone dei Pooh che parla dell'apocalisse.
Piano piano sta salendo l'ansia per domani, più per un discorso di organizzazione che per la discussione in sé. Vorrei fosse tutto perfetto. Che i miei arrivassero, andassimo in Accademia, facessi una figura splendida per poi uscire da quell'aula. Alloro, foto, qualche convenevole.
In realtà penso sia assolutamente impossibile una cosa del genere, perché come accade per i matrimoni c'è sempre qualcosa che tocca, quella piccola crepa nella perfezione che rende reali le cose.
Io, tanto per cominciare, non so mettere lo smalto ma mi sono ostinata a farlo ugualmente. E' venuto male, come tutte le altre otto volte in ventotto anni (volendo essere ottimisti) che l'ho messo.
Ho corretto qua e là con l'acetone, ma non riesco mai a dare quell'impressione che danno le mani delle mie amiche, che sembra non facciano altro che mettersi lo smalto dal loro primo vagito.
Non avrò l'alloro, perché se è vero che vengono i miei quest'anno è altrettanto vero che non vengono amici modenesi che potrebbero portarlo. Le uniche collant che avevo le ho provate per scrupolo prima e sono rotte probabilmente nell'unico punto che non avevo controllato un paio di giorni fa.
Domani non mi laureerò insieme ai miei compagni di corso. Non che sia realmente contato qualcosa due anni fa. Non abbiamo una sola foto di noi assieme. Però un po' mi sarebbe piaciuto.
La verità è che la giornata di domani sarà una giornata che chiuderà un ciclo di cinque lunghi anni.
L'Accademia, per come l'ho vissuta io, è stata onnipresente nella mia esistenza in tutti i cinque gli anni. Lavoravo pensando all'Accademia, pensando al prossimo progetto da portare, dove farlo stampare. La borsa di studio. Mi è dispiaciuto quando c'erano troppe poche lezioni alla settimana perché mi sembrava di non sfruttare il tempo che avevo con le persone che avrebbero potuto insegnarmi, li.
L'ho odiata, forse più di quanto io l'abbia amata. Ancora oggi mi infastidisce quanto sia palese il modo in cui alcuni professori facciano delle preferenze e non si sforzano di dimostrare il contrario. Potrai anche essere un genio nel disegno (e non è il mio caso) ma se non hai qualche prof-amico non farai nulla. Un'occasione bruciata. Però non ho mai rimpianto di essermi iscritta, perché mi ha dato moltissimo. Ho scoperto di più me stessa. La testardaggine che mi ha portato a rifare cinque tavole il giorno prima della stampa, ma anche il mio desiderio di migliorarmi sempre anziché abbattermi sulle cose che non mi van più bene.
Ho scoperto l'ottimismo, perché se non ce l'hai parti già che il tal professore non ti risponderà o ti dirà ciò che non va all'esame dandoti un voto infimo anziché durante tutto l'anno, quando avresti potuto cambiare qualcosa. Invece a volte (raramente) le cose vanno in un altro modo.
Non mi servirà più il sito dell'Accademia. Non che in realtà mi sia servito così tanto visto che chi se ne occupa mette in bacheca gli avvisi su mostre prive di alcun interesse ma non gli orari delle lezioni, o i calendari della tesi.
Però mi piaceva sapere che era lì e ci dava la speranza che prima o poi avrebbe contenuto informazioni utili.
C'è stato qualche professore/mentore. Qualcuno di veramente bravo, che dimostrava di amare il proprio lavoro.
Domani si chiuderà questo ciclo, e una parte di me vorrebbe che non succedesse.
L'altra parte è felice perché è stato un periodo della ma vita lungo, ma che aveva bisogno di essere chiuso.
In concomitanza con la fine del percorso di studi si è intrecciato il rapporto poco idilliaco con le coinquiline a casa e il bisogno di pensare al futuro.
Domani in realtà sarà un giorno perfetto con tutte le sue imperfezioni.
Parlerò del mio progetto, durato nove mesi. La gente lì seduta non lo saprà, ma parlerò senza parlarne di Grenoble, delle notti a disegnare in rue Alsace-Lorraine. Del tirocinio a Trieste che mi faceva andare fuori di testa perché non riuscivo a disegnare dopo nove ore davanti al pc. Parlerò delle email con Gianni, di quando abbiamo dato il nome a Lorenzo. Parlerò di questi nove mesi, e di tutto quello che c'è stato prima e mi ha portato a questo giorno. Avrò lì mia mamma, che era ciò che desideravo davvero. Sarò truccata male, a modo mio. Con le unghie fatte male, a modo mio. Sarò lì a dire che quel fumetto, quel racconto, mi hanno riempito la vita per nove mesi, come l'Accademia ha fatto per cinque anni.
Sarò lì a dire addio a quelle mura che mi hanno vista ridere, arrabbiarmi, disegnare tanto ma sempre troppo poco. Sarò con la mia famiglia e con quel fumetto in mano, che sembra la fine di tutto, ma in fondo è solo l'inizio.
 

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