martedì 15 gennaio 2013

cose a caso

Come sempre è trascorso un po' di tempo dall'ultima volta che ho scritto.
Mi rendo conto che le giornate passano molto velocemente e alla fine di ognuna di essa il pensiero predominante è "dannazione, anche oggi non ho fatto nulla". Che poi non è vero. Di cose ne faccio e pure parecchie, solo che non riesco a fare tutto ciò che mi propongo poiché attualmente la mia testa è disordinata come la mia camera. Potrei riordinarla, ma attualmente vederla così affine a me mi da un po' di conforto. Senza contare che logicamente tra le varie cose da fare, non avrei nemmeno il tempo per fare un buon lavoro. Sabato parto e vado per una settimana a Trieste. Vedo questo viaggio come una piccola boa dove posso svoltare, anche se non ha senso. Ma io ho sempre bisogno di mini-traguardi per andare avanti e combinare qualcosa, e così quella settimana sarà il mio traguardo. Entro allora devo finire quattro tavole di fumetto. Riempiendo la valigia grande si farà ancora più spazio nella mia camera, al che sarà più facile riordinarla al mio ritorno. Durante la settimana fuori non dovrò frequentare l'università e dunque potrò pensare alle faccende burocratiche che mi sono lasciata alle spalle per quanto concerne l'erasmus, potrò preparare il ppt da presentare al prof in modo da fare una revisione pre-esame. Sul treno potrò studiare francese, o flash, o dreamweaver. Una volta tornata, se dio vuole, di qualcosa sarò alleggerita, ma sarà trascorsa un'altra settimana.
Parlando di cose belle, a casa è entrata una nuova coinquilina scelta tra capo e collo per riuscire a coprire anche le spese di gennaio. Sembra molto carina ed il clima ora come ora, in casa sembra disteso. Quando entra una persona nuova a casa, a meno che non sia una ragazza dominante, c'è la curiosità. La curiosità mette d'accordo un po' tutti. E credo che in questo momento una situazione simile ci voleva davvero. Eravamo tutte troppo tese, tutte troppo confuse. Adesso c'è Alessia e siamo tutte curiose.
Ieri è saltato il corso di disegno. Ero stranamente felice. Quando mi sono ricordata -a metà pomeriggio- di doverci andare ho pensato da subito di non averne molta voglia. Vedevo il mio fidanzato per la prima volta dopo qualche giorno e avevo voglia di finire una bella giornata, semplice e senza troppi pensieri, in camera, con telefilm e patatine. Zero pensieri, almeno ieri. E quando mi è stato comunicato che non ci sarei dovuta andare mi sono sentita fortunata. Un po' come ad aver ritrovato il cellulare nel camerino di prova di un negozio dopo averlo lasciato sullo sgabello mentre mi provavo i jeans. Ora che ci penso ieri avrei potuto giocare al superenalotto, magari avrei vinto.
Ad ogni modo mi sono quasi decisa a prendere la tavoletta grafica semi seria della wacom, la bamboo touch & pen, qualora la troverò ad un prezzo abbordabile. Va bene anche usata, io i livelli di pressione devo ancora capire come funzionano. Seconda elucubrazione... Ho cominciato questo fumetto di quattro pagine e ho sperimentato due tecniche semi-nuove. Il risultato per ora mi piace e penso sia assolutamente impareggiabile l'effetto che fa il caffé sulla carta. Terza elucubrazione: il mio primo fumetto, di cui ancor oggi sento vergogna, si intitolava "I problemi di Karin". Non so bene che fine abbia fatto e se in un momento di assoluta lucidità ho ben pensato di bruciarlo per non far trovare più alcuna traccia di esso, ma per quanto potesse essere graficamente brutto e a livello di sceneggiatura fosse pessimo (avevo undici anni), all'epoca ho avuto un'intuizione. Il fumetto è fatto per comunicare ed esprimersi. Il fatto che io nella storia avessi fatto patire le pene dell'inferno a questa benedetta Karin, era un modo per a) gettare su carta le mie frustrazioni b) comunicare con un ipotetico lettore, sbattergli in faccia una situazione, quasi aspettando una reazione, una risposta. Reazione che non ci poteva essere perché innanzitutto spero di non averlo fatto leggere, ed in secondo luogo perché il lettore è il fruitore passivo. Io ti dico la mia, se vuoi bene, sennò chiudi il fumetto ed io continuo a pensarla in quel modo. Unidirezionale. Tranne se il lettore intraprende la stessa strada, cerca di entrare nel personaggio. Per fare questo bisogna creare personaggi reali,  Prêt-à-porter. Karin di problemi ne aveva troppi. Sono personaggi paradossali. Un po' come quando si incontra una persona sfortunata e ti racconta di avere problemi che nemmeno immagini. Non è solo (per esempio) cieco, ma è anche muto, ha perso il lavoro, due figli in un incidente e qualcos'altro. Non sapremmo come rapportarci ad un individuo del genere perché troppo distante dal nostro quotisiano. Anche dal giorno peggiore del nostro quotidiano. Karin, con 20 sfighe in meno di quelle che le avevo messo sul groppone, forse sarebbe stata più reale, e forse non l'avrei bruciata.

Comunque ora pubblico la mia bellissima bacheca di sughero, ricevuta per natale da parte di mio fratello. Già l'adoro, ci sono anni di vita lissù, attaccati con le puntine.


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