mercoledì 30 maggio 2012

Terremoto

Ventisei anni di vita sono tanti, e in questi anni possono succederne di tutti i colori. Nelle ultime due settimane sono stata partecipe di quattro terremoti di forte intensità, in una zona dichiarata "non sismica", in ore diverse dal giorno, in contesti del tutto differenti. La scossa del 20 maggio è stata brutta perché totalmente inaspettata. Chi aveva mai pensato ai terremoti? Sono cose che finché non ti colpiscono nemmeno ti rendi conto che esistono. Però c'erano le mie coinquiline. Spezziamo la tensione, si scherza un po', ed un po' (di più) se ne parla per tirare fuori le cose, per non sembrare inermi, impotenti, anche se poi inermi ed impotenti lo eravamo. La seconda scossa è stata domenica 27, poco prima di andare a dormire. Dopo una giornata di lavoro e con la stanchezza delle notti di una settimana trascorsa a dormire male, io e le mie coinquiline abbiamo sbuffato un po', siamo state dieci minuti sotto le nostre rassicuranti porte e poi buonanotte a tutte. Terza scossa, ieri. Ero da sola a casa ed è stato panico. Avrei voluto avere un volto davanti perch in due (o più) è tutto più affrontabile. Non c'era nessuno e io prima sono corsa via, poi sono tornata rendendomi conto di essere in pigiama e senza chiavi. Sono corsa alla stazione per prendere il treno per Bologna. Treni fermi. Il primo pensiero è stato che anche volendo non sarei potuta tornare a casa mia. Panico. Non potere. Per me una cosa cosi non doveva esistere. Io devo sempre poter tornare a casa mia, ma ieri non sarebbe stato possibile. Arrivata a Bologna dopo un'ora e mezzo ho scoperto che l'Accademia era chiusa. Il mio ragazzo è venuto a prendermi con la macchina ed ho ringraziato ogni genere di divinità che fosse libero in quel momento. Ci abbiamo messo delle ore per riuscire a sentirsi. Telefonini che non andavano, non riuscivo a chiamare nemmeno i miei familiari. Se mi succede qualcosa lo sapranno dopo giorni. Da chi? Dalla tv. Non poteva andare cosi. Andrea mi ha riportata a Modena e per spezzare la tensione siamo andati a mangiare al giapponese tra battute macabre su un ultimo pasto decoroso. In quella sala enorme ed elegante dopo appena un paio di sushi ingoiati con non poca soddisfazione la terra trema. Bambini piangono, i grandi lampadari di vetro rosso si muovono impazziti. Andrea scherza "Che sete!" e io rido. I telefoni cominciano a prendere e chiamo qua e là per vedere se le persone più strette stessero bene. Tutti a posto, qualche sfollato, l'Accademia chiusa per almeno un paio di giorno. Io e Stefania ridiamo "se vedono il soppalco ci ridono in faccia quelli della protezione civile". " E Mirko salverà i Mac, dopo che i bidelli avranno dichiarato che quelle sono solo aule di scenografia..." Risate nervose. Ora è tutto quieto ma i telegiornali fanno del terrorismo pubblicando immagini di devastazione. Ditelo che è PROVINCIA di Modena. Mia madre vede quelle notizie e si spaventa. Parlano di non poter prevedere se ci saranno nuove scosse, ma ci saranno. Magari oggi, magari tra trent'anni, magari tra altri 500 come 500 anni fa forse avevano già potuto immaginare. Ora siamo qui nella nostra casa ormai affezionata, con le mie coinquiline per le quali ho sperato e pregato per tutto il tempo che i cellulari non prendevano. Guardiamo fisse il lampadario per capire se si muove o  solo immaginazione. Guardiamo per dare uno sguardo verso l'alto e sperare, che sperare non fa mai male, anche se non sai bene in che cosa. Alcuni amici mi hanno scritto, cercata. Messaggi che arrivavano dopo ore. Molte persone non si sono nemmeno scomposte, ma evidentemente era quello il sentimento da cui erano spinte, poco male. Ora ho solo bisogno che questo letto smetta di tremare, fuori e dentro di me.

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