giovedì 17 ottobre 2013

Di Tirocinio in Tirocinio

Mi rendo conto solo ora di aver abbandonato il blog per qualcosa come venti giorni.
L'ultimo post risale alla Francia. Non per sfornare qualunquismi a gogo ma mi sembra trascorsa una vita da quell'ultima notte. Dal mese folle in Alsace-Lorraine, i miei coinquilini, i giorni del disegno finché ce n'era.
Non ho avuto tempo per i convenevoli, per "elaborare il lutto". Mi sono fiondata subito negli ultimi due esami prima e nel nuovo tirocinio poi.
I due esami hanno chiuso perfettamente il cerchio, con quel sentimento di delusione, rabbia e sfinimento che solo i miei professori sanno regalare. Poco male, ho pensato, sono gli ultimi due.
Avrei voluto pensare all'Accademia in un altro modo, ma sentendo parlare anche altre persone ho capito di non essere la sola che ha tratto più beneficio dai colleghi universitari più che dai professori, dalle materie, dall'istituzione stessa. Va bene lo stesso. Ho vissuto due anni nel mondo dei sogni, felice ogni mattina della vita che facevo anche se ciò significava lavorare e frequentare, studiare la notte, quando si poteva. Non ho rimpianti. Sono cresciuta di dieci anni in un anno e ora sono vecchia, con più esperienza, più cinismo e diffidenza dalla mia. Elementi utili per difendersi in quella che chiamerò "vita adulta". Gli altri tre anni sono stati un alternarsi di speranze, buoni propositi e free climbing su qualunque ci fosse per aggrapparsi. Tirocinio, materie appena più interessanti del minimo indispensabile etc. Comunque è quasi finita. Nessun rimpianto, nessun rimorso (come forse dicevano gli 883)
Il tirocinio è partito subito in quarta. 8 ore al giorno e full immertion nel fantastico mondo del php e dei css. Il mio tutor, un ragazzo giovane ed esperto, mi ha riempito la testa di nozioni e in due giorni ho avuto il mal di testa più soddisfacente degli ultimi 5 anni. Vedere i risultati di ciò che sto facendo, poter dire con convinzione "ehi, funziona!" senza che ci sia soggettività di mezzo, rendersi conto di prendere confidenza con gli strumenti è assolutamente qualcosa di cui sentivo la mancanza.
A parte questo posso dire con soddisfazione che avrò un mese e mezzo indimenticabile. A parte il tirocinio; il concerto dei Nickelback e l'anniversario col mio uomo; il compleanno di una cara amica; ho una fila di visite mediche da fare che rimandavo da anni ed ora, con un po' di tempo a Trieste, è venuta l'ora di saldare il debito che ho con me stessa e cercare di aggiustarmi un po'.
Eppure oggi ho potuto constatare di non essere rotta del tutto. Nonostante il cinismo e tutto il resto, oggi, ancora una volta, sono scesa dall'autobus. Mi stava portando a casa dopo una giornata veramente stancante (sono stata avvisata oggi che il sito dovrà essere finito domani), ma ho visto un tramonto di quelli freddi, un tramonto autunnale. Sul mare, mentre illuminava le gru del porto. Poche nuvole rade, quasi a voler solo riempire un po' quel cielo troppo terso. La pace. Sono scesa dall'autobus per respirarlo tutto, attraverso le vie e il cemento che odorava di quel tramonto. Per rendermi conto che Trieste mi mancava per queste cose qui. Perché un giorno voglio scrivere quel fumetto che parlerà delle sensazioni che mi regala questa città, ma le scriverò attraverso gli occhi di una sedicenne, senza quel dannato filtro che è la rabbia e la cattiveria dei miei deici anni in più.



 - E stavolta solo sketch - 




Di questo tramonto ho solo questa foto, perché stavolta ho voluto godermelo attraverso gli occhi anziché attraverso un obbiettivo. Un'esperienza assolumanete meravigliosa.

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