giovedì 15 agosto 2013

Ma le stelle quante sono?

Intitolo questo post come un libro di Giulia Carcasi che ho letto moltissimo tempo fa.
Intitolo questo post con il nome di un libro, dopo aver appena finito di leggerne un altro.
Quest'estate non l'ho dedicata alla lettura frenetica come è successo in quel lontano 2006, quando divoravo qualunque cosa avessi voglia di leggere, compreso "L'insostenibile leggerezza dell'essere", che da subito mi ha ispirata per una postfazione che avrei chiamato "L'insostenibile leggerezza di questo libro".
Sono passata attraverso due romanzi che parlavano di persone. E la cosa brutta, quando cresci, è che ad un certo punto provare empatia con un personaggio è più difficile. Sta lì la bravura dello scrittore, a mio avviso. Sta nel saperti entrare dentro anche quando l'"io ragazzino" ha abbandonato la nave chiudendo a chiave la porta. Moccia e quella gente lì hanno avuto l'intuizione del target adolescenziale, quello che vede in technicolor e vuole che si raccontino le piroette emozionali... Tutto più facile quando punti sull'esagerazione. Mettici qualche superlativo assoluto, i problemi a scuola che ci son sempre stati e sempre ci saranno e qualche riferimento estremamente inverosimile che riguardi la tecnologia o il gergo giovane ed è fatta!
Comunque entrambi  i libri che ho letto nelle ultime settimane mi hanno lasciato qualcosa, probabilmente anche perché alcuni periodi della mia vita li riempio di colonne sonore e libri, forse per darmi punti di riferimenti forti al fine di non dimenticare, perché altrimenti dimentico tutto.
"Io che amo solo te" non era il libro che mi aspettavo, non c'erano personaggi che io avrei potuto raccontare. Sono entrata in casa di estranei, in una città troppo diversa dalla mia. Ma è stato bello così. E' stata un po' la mia vacanza nella vacanza, quella a Polignano a mare, con la gente di cui ha raccontato il buon Bianchini.
"Quattro etti d'amore, grazie" narra di due personaggi femminili diversi che si incontrano puntualmente a fare la spesa, quasi lo facessero apposta. Invidie, storie inventate immaginate l'una sulla vita dell'altra, famiglie diverse, diverse tentazioni. Il ritmo era troppo lento; inverosimile l'idea che la vip vada a fare la spesa così di frequente come i comuni mortali; sembrava un po' che l'autrice fino all'ultimo non sapesse come farlo finire quel romanzo. E in ogni caso ha scelto la fine più scontata, a mio avviso. Due persone che sbagliano al punto di arrivare quasi a rovinare la rispettiva famiglia, decidono all'ultimo di lasciarsi (in modo assolutamente poco convinto e trasportato dagli eventi) alle spalle i desideri e tornare a rigar dritte senza un perché. In tutto questo gli uomini un po' fessi s'incazzano, se ne vanno e poi tornano. Magari tra dieci anni lo leggerò e lo capirò, chissà.
Oggi ho visto con una cara amica un film che si intitolava "Appuntamento con l'amore". Sono sempre stata molto affascinata dai racconti corali. Questo perché trovo che sia molto difficile far seguire con la stessa attenzione le vicende di diversi personaggi. Ci saà sempre uno che ti prende di più e uno meno.
Ebbene, se "Love Actually" mi ha fatto ricredere e seguire con la stessa attenzione la storia di ognuno di quegli individui strani e troppo normali allo stesso tempo, il film di oggi non c'è riuscito assolutamente. Personaggi abbastanza inconsistenti, vicende alle quali era data un'importanza impari rispetto le altre e soluzioni scontate sin dalla prima metà del film. A volte tutto questo può venir salvato da un buon sense of humor. Ma in "Appuntamento con l'amore" ho riso tre volte e a dvd spento non ho sentito la mancanza di nessuno. Io, la nostalgica per eccellenza!
Ma torniamo a noi.
Non scrivo da settimane, e nel frattempo il mio impegno con disegno non è migliorato. Le mie giornate continuano ad essere inghiottite in un vortice nero e a volte finiscono senza che io mi sappia dare un perché. Ci sono stati giorni trafficati per piccoli problemi di salute e pagamenti per assicurarsi di poterci rimanere, in salute. Poi c'è stato il mare, che non so nemmeno se il medico me l'avrebbe concesso ma va bene comunque... Ho in mente un fumetto di 4 pagine e di continuare quello per la tesi. Mi sento terribilmente in colpa perché avrei dovuto sbrigarmi e tra due settimane dovrò tornare in Francia senza progressi, ma alla fine penso vada bene cosi. Avevo bisogno di un attimo di assestamento. Tecnicamente, esami e tesi a parte, la mia esperienza all'Accademia è terminata ed insieme ad essa anche la mia esperienza di lavoro quinquennale nel negozio che ho tanto amato ed odiato.Cinque anni. Ora mi sembra un periodo eterno ma in realtà è volato senza che me ne accorgessi ed ora sono qui, al punto di svolta, con gps che ancora non trova la rete.
Ho visto diverse stelle cadenti la notte del 12 agosto (il giorno con più stelle!), eppure non ho voluto esprimere desideri troppo banali. Sarà l'ultimo filo di romanticismo che resta, ma credo che il potere delle stelle e del destino, se c'è, va usato per cose che la nostra forza di volontà, la determinazione e l'impegno non possono darci. Le stelle sono per qualcosa che assomiglia più ad un miracolo che ad un regalo di compleanno. Poi magari mi ricrederò, e mi pentirò di non aver chiesto qualcosa di assolutamente scontato, ma non credo. Avere motivi di pentimento e rimpianto sono un po' la mia ossessione... Mai nella vita ne vorrei, e giorno per giorno sto cercando di fare in modo di non dover essere insoddisfatta delle mie scelte, in futuro. E' capitata una mezza occasione per un tirocinio in quel di Trieste, la mia città. Questo tirocinio sarebbe orientato nell'ambito del web design e verrebbe persino pagato. Solo due mesi, ore di lavoro  sufficientemente scarse da permettermi di tornare a casa e fare la tesi e lavoro con software che avrei sempre voluto imparare ad utilizzare ma per mancanza di tempo ho sempre accantonato. Io ho detto "sfida accettata", e chissà che non sarò a Trieste per vedere le cose che mi mancavano di questa città... Il Natale, le luci, il mare d'inverno. Ora incrocio le dita e spero mi prendano.
Mi rendo conto in questo ultimo periodo di cercare moltissimo le sensazioni "a pelle". Una volta le sentivo e le dovevo disdegnare, mentre ora mi impegno, mi ascolto e vedo che succede. Se penso a Modena ho una fitta allo stomaco. Non voglio tornare. Lì c'è stato troppo, lì ho paura di restare bloccata. Non sono felice in quel posto troppo piccolo, in quella casa che non sento mia, mai. Inutile crearsi delle illusioni, fingere che ci sto bene perché una mattina sono riuscita a dormire senza il caos in cucina, o magari ho potuto disegnare tenendo la porta aperta perché non c'è nessuno a casa per mezza mattinata. Sono tutte illusioni che mi creavo per non lamentarmi, per non dovermi dire "qui non è il tuo posto". Mentre Grenoble ora mi manca. Se avessi avuto il teletrasporto, oggi ci sarei andata. Sarei andata a farmi una passeggiata fino a quella piazza che è in centro città, ma che quando ci finivo dicevo "ok, mi sono persa. Dove vado?". Poi un giro per le vie strette vicino quella stessa piazza. Non troppo in centro, perché poi ci son troppi negozi. Ma avrei fatto un salto a quello di colori, perché è troppo bello coi suoi due piani e un mobile gigantesco dedicato solo alla carta da disegno. Chissà se alla fine mi deciderò a comprarne una a caso di quelle tre-quattro che avrei voluto comprare dopo due minuti che ero lì. Ora sento l'esigenza di stare bene. Mi ricordo quando rimprovero alle mie amiche che bisogna prendersi cura di sé stessi, perché solo noi siamo responsabili della nostra felicità e colpevoli della nostra tristezza. E allora in marcia. Ora sono serena, di scendere da questo momento buono non ne ho proprio voglia!
D'altro, in questo breve ma lunghissimo periodo, è successo che è venuto a mancare quello che nell'A.A. 2011/2012, nonché il primo anno di biennio specialistico, avevo deciso di avere come relatore di tesi teorica. Non voglio perdermi in elogi funebri o roba del genere, non sono una sua parente e dunque non dirò che era una persona stupenda o un meraviglioso padre. Posso dire però che amava il suo mestiere e quando gli avevo esposto il mio argomento di tesi si era illuminato. Ne abbiamo parlato lungamente più di una volta. Alle sue lezioni prendevo più appunti che in molte altre, che erano obbligatorie (la sua materia l'avevo scelta io proprio per vedere se m'interessava al punto di chiedergli di essere il mio relatore). Grazie a lui mi è venuta voglia di andare a vedere le mostra sugli artisti Borderline ed altre che devo ancora visitare. Quando ho letto la notizia mi è dispiaciuto davvero. La foto sul sito dell'Accademia ritraeva proprio lui. Con quell'aria sempre un po' scomposta di quello a cui non gliene frega di cosa pensa la gente. Spero riposi in pace, che la sua vita sia stata piena e senza troppi rimpianti. Spero che abbia insegnato tanto a tanti, come, probabilmente senza saperlo, ha fatto con me.

E con questo auguro a tutti buon ferragosto. Che ogni anno mi chiedo cosa si festeggi senza capirlo mai. A volte lo scopro e poi lo dimentico. Cosa importa? Basta che sia un buon giorno. E allora facciamo che lo sia.

See you.


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